domenica 25 settembre 2011

Come utilizzare le piante officinali (parte II)

Il modo più semplice per noi tutti di utilizzare e conservare le piante officinali è sicuramente la preparazione degli oleoliti di cui ho già descritto la procedura di preparazione, ma evidentemente ho tralasciato negligentemente alcune nozioni fondamentali.
Sulla quantità dell'olio e della pianta da macerare non vi sono delle proporzioni fisse; l'importante è che le piante siano ben ricoperte dall'olio. Anche in questo caso è da preferire  l'erba fresca, in quanto ricca di oli essenziali e di principi attivi. La pianta secca, in taglio tisana, venduta nelle comuni erboristerie, ha già perso gli oli essenziali a causa dell'essiccazione e quindi tali oli, essendo volatili, si sono già dispersi. Detto questo passiamo alla corretta procedura di macerazione.
I contenitori che si utilizzano per i macerati oleosi devono essere sempre chiusi ermeticamente (causa intromissione di microbi e batteri indesiderati). Ricoprire il contenitore con una garza non ha senso, in quanto l'acqua, che la nostra pianta produce durante la macerazione, si deposita sul fondo (essendo più pesante dell'olio!) e non ha modo di evaporare in quanto l'olio che la ricopre è un isolante per eccellenza!!! (non dimentichiamoci che i vecchi contadini usavano "tappare" le bottiglie col vino dentro, aggiungendo un pò d'olio all'interno, proprio perchè sapevano che l'olio avrebbe isolato il vino dall'aria!). Per cui, per ovviare a questo problema, utilizziamo due semplici modi per togliere l'acqua in eccesso che si è formata durante la macerazione. Questa procedura si esegue durante la fase del filtraggio e spremitura delle erbe per purificare il nostro oleolito. Innanzitutto non imbottigliamo immediatamente l'olio ottenuto dalla macerazione, ma facciamolo decantare almeno per un paio di giorni in un altro contenitore. Trascorsi i due giorni, se notiamo che sul fondo si è depositata dell'acqua dobbiamo asportarla con cautela aiutandoci con una comunissima siringa sterilizzata; nel momento in cui siamo riusciti a togliere tutta l'acqua in eccesso possiamo ora travasare l'oleolito nella bottiglietta scura, tapparla ed etichettarla ed eventualmente possiamo aggiungerci qualche goccia di vitamina E e non un conservante!!!! L'altro modo di procedere per asportare l'acqua consiste nel mettere il nostro oleolito in una bottiglietta chiusa da un tappo di sughero accorciato e posta capovolta, lasciando anch'essa in questa posizione per almeno due giorni. Se si deposita l'acqua, ovviamente in questo caso è proprio vicino al tappo, per cui prendiamo la nostra siringa, questa volta fornita di ago, foriamo il tappo di sughero ed asportiamo l'acqua in eccesso (sempre tenendo la bottiglia capovolta). Ora l'oleolito può essere travasato e conservato nello stesso modo di prima. I vecchi contadini, per evitare che si formasse l'acqua sul fondo del loro olio, non facevano altro che mettere una quantità di sale in una tela racchiusa a caramella della grandezza di una nocciola e, la ponevano nel contenitore insieme alle erbe da macerare; in questo modo il sale assorbiva tutta l'acqua che le erbe producevano e durante la fase del filtraggio non dovevano certamente impazzire per asportare il liquido in eccesso!!!! Io ho provato questo rimedio e vi devo dire che è efficacissimo, oltretutto l'oleolito non è affatto salato, perchè il sale stretto nel sacchettino e dopo aver assorbito l'acqua, non ha avuto modo di sciogliersi nell'olio, per cui ho ottenuto degli oleoliti qualitativamente più puri.
Ho notato che un'altra domanda frequente è questa: "il macerato va esposto al sole, oppure va ricoperto con la stagnola e conservato al buio?"
In questo caso vi è una piccola regola da seguire e cioè: se la pianta in questione è fra quelle che maturano al sole pieno, allora la sua macerazione richiede l'esposizione al sole e senza la premura di riparare il macerato dall'umidità della notte poichè la luna contribuisce alla buona riuscita del nostro prodotto; ecco perchè generalmente si sfruttano le 4 settimane canoniche per la macerazione; le fasi lunari sono necessarie, così come lo è il sole, a far sì che la nostra pianta rilasci tutti i suoi principi attivi nell'olio.
Quando, invece, abbiamo una pianta di sottobosco, o radici, o rizomi allora questa va fatta macerare al riparo dalla luce e riposta in un luogo buio. I tempi di macerazione in questo caso si allungano, passando dalle 4 settimane ad almeno 8 settimane se non addirittura di più.
Macerazione a caldo o a freddo?
Ho letto che in molti, per velocizzare i tempi di macerazione, mettono a bagnomaria gli oleoliti con dentro le loro piante. La prassi vuole che le erbe fresche vadano macerate a freddo e, cioè esposte al sole per il tempo necessario. Le piante secche, le radici, le cortecce, le resine, possono usufruire della macerazione a caldo e, cioè con la cottura a bagnomaria, data la loro necessità di alte temperature per riuscire a rilasciare i loro principi attivi.
Altro modo di sfruttare i benefìci delle nostre piante è certamente il metodo estemporaneo e cioè:
- Infuso: si ottiene facendo bollire l'acqua, versandola subito sull'erba posta in un recipiente. Dopo aver ben rimescolato il tutto, si copre e si lascia in infusione generalmente per 5-10 minuti. Poi si filtra e va consumato caldo o tiepido. L'infuso trova utilizzo anche per bagni caldi rilassanti, pediluvi o per mettere garze da applicare sulla pelle.
- Decotto: si pone in un recipiente con l'acqua la quantità di erba opportuna, si copre e si porta ad ebollizione a fuoco lento, per un tempo variabile fra 5-20 minuti. Tuttavia il tempo di decozione può variare in funzione del tipo di erba che sarà lungo quando si utilizzano parti legnose. Il tempo di permanenza della pianta nell'acqua influisce molto sul colore, sul sapore e sull'attività del prodotto ottenuto. Il decotto è preparato per piante non aromatiche contenenti principi stabili difficilmente estraibili con l'acqua calda (radici, corteccia, frutti, semi, ecc.). La decozione va filtrata quando è molto calda, altrimenti una buona parte delle sostanze medicamentose potrebbe disperdersi e unirsi al residuo. Il decotto va bevuto caldo dopo la filtrazione.
- Succo: si prepara la pianta fresca ben sminuzzata con appositi mortai o frullatori e si pone in un telo bianco a trama fine, ben pulito; il materiale viene strizzato per fare fare uscire la frazione acquosa succosa. L'uso prevalente è quello esterno secondo le indicazioni consigliate.
- Cataplasma: impacco di erbe racchiuse fra due stoffe (tela) ed applicato sulla parte esterna del corpo interessata al trattamento.
- Fumigazione: si ottiene collocando in un piccolo ambiente un recipiente di acqua bollente con la "droga" balsamica per respirarne i vapori.
- Inalazioni o Suffimigi: Inspirazione di vapore sprigionato da un contenitore contenente acqua bollente con "droga" balsamica (suffimigi umidi). Invece, quando si bruciano determinate quantità di erbe sopra un braciere e se ne aspirano i fumi, questi si chiamano suffimigi secchi.
- Lenimento: è preparato mescolando olio o altra sostanza grassa con la pianta. Applicata su zone esterne del corpo, serve per massaggiare le parti dolenti.
Spero di essere stata chiara ed esaudiente e se ho dimenticato di dire qualcosa di importante.....perdonatemi!

2 commenti:

  1. Intervento illuminante!!!! grazie mille!

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  2. Ciao bella, mi sembrava doveroso chiarire alcuni concetti che talvolta vengono tralasciati.

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